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Revolution sviluppo personale a Udine

REVOLUTION a Udine: sperimenta la forza del mutamento

SPC e DOF presentano Revolution, un progetto che intende portare l’energia del cambiamento alle persone attraverso training e laboratori interattivi dedicati alla valorizzazione del talento personale e all’attivazione delle tue risorse interne. Vuoi prendere parte a Revolution e vivere un’intensa esperienza di sviluppo personale che ti aiuti a prendere contatto e a utilizzare il tuo talento nella vita di tutti i giorni? Ti aspettiamo il 25 novembre, a Udine, per vivere assieme una giornata speciale!

Perché REVOLUTION

Il talento è un dono, spesso parzialmente nascosto, che abbiamo bisogno di coltivare. Per essere felici, veramente felici, non ci sono scuse, si tratta di allenarsi e di allenare le nostre potenzialità, di sviluppare le cose che abbiamo già dentro.

Questo è il senso di REVOLUTION: quando prendiamo profondamente contatto con il nostro talento la nostra vita accoglie una vera rivoluzione, che parte da dentro e si allarga fino ad abbracciare tutti gli ambiti della nostra vita.

Cosa potrai fare con noi il 25 novembre:

> Utilizzare un metodo di sviluppo personale ricco e molto pratico
> Sperimentare tecniche di meditazione e di lavoro sul silenzio interiore
> Sviluppare capacità di comunicazione ad alto impatto
> Migliorare la relazione con te stesso e con gli altri
> Conoscere il Process Counseling e il modello The Village
> Lavorare sul potere dell’intenzione
> Scoprire la bellezza del mutamento nella tua vita

TRAINER

Il training è condotto da Alessandro Rinaldi, attivo da oltre 20 anni a livello internazionale come coach e trainer per lo sviluppo di persone e organizzazioni e fondatore del collettivo artistico DMAV_social art ensemble. Con lui, ci saranno i trainer di DOF Consulting.

LOCATION E ORARI

Udine, Hotel Ambassador, via Carducci 46. Dalle 9 alle 18

COSTI

Fino al 19.11, la quota di iscrizione è di 50 € (65 € dal 20.11)
Formula porta un amico: 2 persone 80 €
(tutte le tariffe sono IVA inclusa)

Puoi essere dei nostri con un semplice bonifico bancario

Dof sas di Rinaldi Alessandro & C.
Iban: IT78K063401230007406000977H
Banca d’appoggio: Friulcassa sede centrale di Udine

Come Causale, ricordati di indicare:
Nome Cognome, Iscrizione Percorso Revolution novembre 2017.

RICORDA DI INVIARCI UNA EMAIL A segreteria@spcformazione.it CON I TUOI DATI PER LA FATTURAZIONE [Nome e Cognome oppure Ragione social se la fattura va intestata a una società, indirizzo completo, codice fiscale, partita IVA]

DUBBI?

scrivi a: segreteria@spcformazione.it
chiama o scrivi al 3283374621 su Whatsapp

 

Comunicazione e ascolto #2

[di Velleda Dobrowolny]

Vi è mai capitato di desiderare di essere di nuovo bambini? A me sì, certamente! Credo e spero di avere ancora una bella parte bambina dentro di me che mi permette di non prendere troppo sul serio me stessa, di portare un po’ di leggerezza quando serve!
Una caratteristica del bambino è anche la capacità di imparare e di meravigliarsi, di essere flessibile e di cambiare. Per recuperare questa capacità è utile esercitare l’ascolto empatico, cioè ascoltare le persone cercando di mettersi nei loro panni e condividere, per quanto è umanamente possibile, il loro sentire. Questo sentire però non deve diventare un “fare proprio” che sequestra vissuti altrui, ma un temporaneo ingresso nelle emozioni dell’altro al fine di comprenderne lo stato interiore, il punto di vista, i pensieri e le reazioni e poterli restituire verificando così la nostra capacità di entrare, per così dire, nell’anima dell’altro.

L’ascolto empatico è l’attività volta a comprendere quanto più fedelmente gli interlocutori, a percepirne i sentimenti ed a comprendere i significati, anche quelli latenti o addirittura inespressi. Questo tipo di ascolto ha pure una valenza terapeutica: quando veniamo ascoltati in questo modo abbiamo la sensazione di essere veramente compresi, anzi, di più, ci permette di vedere il nostro riflesso nell’altro e quindi di comprendere noi stessi più a fondo.

Avrete senza dubbio sperimentato momenti in cui vi siete sentiti ascoltati pienamente, e momenti in cui non vi siete sentiti di condividere le vostre emozioni, la vostra fragilità.
Quando l’ascoltatore ascolta davvero, empaticamente, ci si sente liberi, a proprio agio, soprattutto non giudicati!
Nell’ascolto empatico l’ascoltatore adotta ciò che Carl Rogers, uno dei padri del counseling, chiama l’ipotesi del terapeuta, cioè la fiducia che chi parla ha la capacità intrinseca di comprendere se stesso e gli altri, di risolvere i suoi problemi e di crescere.

Ciò significa che possiamo fare un servizio migliore ai nostri amici e parenti invece di cercare di risolvere i loro problemi, di dare consigli, di rassicurare o compatire. Possiamo semplicemente ascoltare e cercare di capire il loro punto di vista, dando loro nel contempo il beneficio della nostra congruenza, una risposta empatica che riflette i principi secondo i quali noi viviamo, il nostro modo di essere.
[continua…]

Leggi il primo contributo su Comunicazione e ascolto!

Comunicazione e ascolto #1

[di Velleda Dobrowolny]

Quale che sia la tua età, l’orecchio ascolta ogni giorno qualcosa di nuovo
Proverbio africano (swahili)

Una cosa che mi ha sempre affascinata è il complesso processo della comunicazione e ascolto che ci coinvolge tutti ogni giorno nelle situazioni più varie.

Un’esperienza diffusa oggi è quella di essere sommersi dalle notizie, dalle continue informazioni che si riversano nelle nostre orecchie e sugli schermi telematici, in un flusso ininterrotto che ci gratifica e nel contempo ci obbliga ad esercitare un controllo selettivo. Possiamo comunicare con migliaia di amici attraverso i social network che ormai ci seguono ovunque.

Tutto ciò è davvero arricchente se sappiamo gestire bene le possibilità che ci vengono offerte e cavalcare l’onda informatica da esperti surfisti. Il rischio a volte è di rimanere in superficie, o di passare molto del nostro tempo in una comunità virtuale dove possiamo mascherarci meglio.
Quando siamo in presenza delle persone, se la relazione è sincera, riusciamo davvero a comunicare, ad ascoltarci reciprocamente, e questo è davvero un grande dono.

Anche qui però ci sono dei trabocchetti ben camuffati! Spesso, senza che ce ne rendiamo conto, la comunicazione interpersonale è solo apparente e ci si ritrova a parlare “a senso unico alternato”, una comunicazione insoddisfacente perché superficiale o semplicemente egoistica: parlo io, ti racconto di me e poi tu mi racconti di te e ci scambiamo il turno… il più presto possibile!

Ma quanto c’è di vero interesse umano, vero ascolto in questa comunicazione?

E quante volte facciamo lo stesso con noi stessi, per esempio quando cessiamo di ascoltare i messaggi del nostro corpo, oppure i richiami e i desideri della mente chiudendoci nell’alibi del “fare” quotidiano, salvo poi a cercare facili antidoti allo stress fisico e mentale che ne consegue? Quante volte poi rimuoviamo pensieri spiacevoli sperando che si risolvano da soli e ci lascino in pace se non li ascoltiamo!

L’ascolto dunque non è un atto automatico, e soprattutto non appartiene solo alla sfera dell’udito. È uno degli ingredienti principali di una buona comunicazione ed è un atto di consapevole apertura, un dono a se stessi e all’altro. Ci impone di rinunciare a ricevere selettivamente solo ciò che desideriamo, ciò che filtriamo a nostro beneficio. Ci chiede la fiducia e l’umiltà di continuare a imparare dagli altri, dalla sincronicità degli eventi e delle parole, e a volte si tratta di ascoltare davvero una parte più profonda di noi stessi che tenta di comunicare con noi.
[Leggi la seconda puntata!]

 

Le parole sono importanti: attenzione al TU

“Perché non mi ascolti mai?”
“Non mi capisci!”
“Perché sei sempre in ritardo?”
“Devi studiare o prenderai dei brutti voti!”
“Non sei di alcun aiuto!”

Frasi che diciamo di continuo o che ci sentiamo rivolgere dalle persone con cui viviamo e lavoriamo. Vi suonano famigliari? È normale, perché prima o poi le pronunciamo tutti, ci vengono naturali e determinano il nostro modo di comunicare e di relazionarci con gli altri. In inglese le chiamano “You statements” ovvero frasi che ruotano attorno al “TU”.

Siamo sempre pronti a sottolineare cosa non va negli altri, a ritenere che siano loro a dover cambiare facendo il primo passo, a pensare che se in una relazione c’è qualcosa che va storto è di sicuro responsabilità dell’altro, sempre e comunque. Il problema è che questo modo di esprimersi finisce per compromettere la qualità della relazione, per il semplice fatto che espressioni come queste contengono quasi sempre qualche forma di giudizio. E lasciar trasparire un giudizio, una sorta di accusa sul modo in cui l’altro si comporta non fa che metterlo sulla difensiva. Chi si sente attaccato si difende, anche questo è normale, e perde la voglia di ascoltarci davvero. Nel peggiore dei casi, si arriva al conflitto aperto.

Il risultato è un cortocircuito comunicativo, un “dialogo fra sordi” che non porta ad alcun cambiamento nei comportamenti della persona. Può quindi essere utile partire da se stessi, per esempio, abbandonando gli “You statements” e cominciando a comunicare tramite “I statements”.

Come fare? Per esempio, lavorando sul feedback ecologico. Questo consente a chi parla di farsi carico, esprimendole, delle proprie emozioni e a chi ascolta di prendere consapevolezza dei comportamenti che creano disagio nell’altra persona.

Per approfondire, consigliamo l’articolo della psicologa clinica indiana Mahima Gupta, Communication: “You” v/s “I” Statements.

 

L’articolo è stato pubblicato in origine sul sito dei Circoli di ascolto organizzativo