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May

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Public Speaking

Public Speaking

Uno dei temi che maggiormente mi appassiona nell’ambito del counseling di processo è quello del sostegno alla comunicazione efficace, aiutare le persone a essere coerenti e a proprio agio nella comunicazione con l’altro e anche nel parlare in pubblico. Su questo tema ho avuto occasione di lavorare nell’ambito di un interessante master universitario organizzato dall’Università di Udine qualche anno fa, un master pensato per incoraggiare la partecipazione femminile alla vita pubblica, istituzionale e politica in Italia, un tema che trovo sia molto attuale e di grande rilevanza sociale.

Quello che segue è un breve estratto del mio intervento nel volume pubblicato al riguardo:

“Parlare in pubblico rappresenta oggi più che mai una sfida a tutti i livelli. Se è vero che qualsiasi speaker si trova esposto a trecentosessanta gradi: a livello intellettuale, emotivo, sociale, personale, tanto più è esposta la persona che intraprende con coraggio un percorso per dare un contribuito costruttivo all’interno di un’istituzione o in ambito politico.
A questo punto è facile che l’ansia da prestazione porti ad adottare facili tecniche di persuasione o a uniformare il proprio look secondo schemi collaudati. In un momento storico in cui siamo abituati più all’APPARIRE che all’ESSERE, questo modello di formazione sul Public Speaking rappresenta un tentativo di riportare lo speaker alla sua autenticità di essere umano, alla congruenza tra il dire e il fare, tra ciò che vogliamo trasmettere agli altri e ciò che siamo realmente. L’intenzione del formatore è di offrire uno spazio di libera sperimentazione, giocosa e leggera, dove si possa crescere insieme, dove ognuno possa sentirsi a suo agio nel manifestare la sua voce unica e le sue convinzioni profonde, libero di lasciar andare vecchi schemi e uscire dalla propria comfort zone per sperimentare se stesso in modo più autentico nella comunicazione con gli altri.

Parlare in pubblico, di fronte a un’audience, spesso spaventa perché scatena tutti gli stereotipi sociali della contrapposizione: la comunicazione basata sulla forza e sulla paura dell’altro porta alla lotta per la supremazia, in un’ottica di vincitori e vinti. Un’esplicita critica pedagogica e sociologica del modello competitivo è contenuta nel libro di Alfie Kohn 3, “La fine della competizione”, pubblicato la prima volta nel 1986 negli Stati Uniti:

“Nella dimensione familiare, nel lavoro, e nei rapporti sociali il mio successo deve per forza coincidere con il tuo insuccesso. In ogni caso le componenti di ansia, di aggressività e di non accettazione verso l’altro rendono inaccettabile e priva di senso una vita che non sia costellata da vittorie” (Kohn, 22)

Cosa succede se invece rovesciamo il paradigma della competizione per la supremazia e proviamo a entrare nella comunicazione seguendo i principi della partnership, della collaborazione e dell’interdipendenza? Dell’apertura all’altro?

Si tratta di un approccio in linea con la proposta del pensiero “non-duale” di Riane Eisler 4 , l’antropologa che ha studiato le basi storiche della mutua cooperazione fondata sull’integrazione dei generi: una logica e una psicologia in cui la categoria mentale della contrapposizione viene sostituita da quella della trasformazione. Perché nella vera comunicazione avviene un arricchimento reciproco.

Per favorire la comunicazione possiamo utilizzare il modello del counseling di processo di matrice rogersiana, che poggia le basi della comunicazione sul rispetto e l’accettazione incondizionata dell’altro, sull’onestà e sull’empatia. Si tratta di accettare di stare all’interno di un processo di evoluzione continua in cui i due poli della comunicazione, l’io e il tu, si integrano nel noi.
Nell’ottica di processo, anche nel caso dell’oratore che perori la sua causa appassionatamente, la relazione con chi ascolta non si interrompe, anzi. La presenza degli ascoltatori con le loro esigenze, i loro sogni, i loro dubbi è il catalizzatore del potere creativo dell’oratore che cercherà di esprimersi al meglio per loro.
Per poter raggiungere quest’obiettivo è importante che il lavoro di preparazione per parlare in pubblico non si basi sull’uso di tecniche ma sulla crescita della consapevolezza personale. Perché quando siamo di fronte a un’audience non diamo solo le nostre idee ma ciò che siamo, ciò che c’è nel nostro cuore. È il nostro modo di essere che parla per noi.
Perciò il discorso che faremo davanti agli altri va costruito partendo dalle radici, dal corpo, dal contatto profondo con se stessi. Entrando in contatto con una dimensione più autentica di noi stessi, ci sentiamo a nostro agio e possiamo anche ascoltare gli altri perché abbiamo creato uno spazio di accettazione vera, che ci libera e ci apre al dialogo. Le nostre parole hanno potere, perché la comunicazione parte dall’interno: dal silenzio alla parola, dalla motivazione profonda alla sua espressione. Ed è qui che si costruisce la vera comunicazione, che si getta il ponte fra me e l’altro, che si supera il divario tra chi parla e chi ascolta.
Quando siamo in contatto con noi stessi, le nostre esigenze e le nostre convinzioni profonde, riusciamo a essere empatici anche con gli altri, a toccare la magia della parola che nasce dal cuore e da lì si trasmette a chi ci ascolta, dandoci grande soddisfazione.”

Estratto da “Quando parla la Dea”, Interpretazioni sul tema dal volume : Il corpo delle donne – Tra discriminazioni e pari opportunità, © FORUM 2009, Editrice Universitaria Udinese srl, Udine, pagine 36-49

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Notes:

  1. Alfie Kohn is an American author and lecturer who has explored a number of topics in education, parenting, and human behavior. He is considered a leading figure in progressive education and has also offered critiques of many traditional aspects of parenting, managing, and American society more generally, drawing in each case from social science research. http://en.wikipedia.org/wiki/Alfie_Kohn
  2. Riane Eisler è un'antropologa, storica e saggista statunitense. Scrittrice ed attivista sociale partecipa a varie organizzazioni che hanno lo scopo di promuovere una cultura ed una società fondate sulla collaborazione anziché sulla competizione e sulla violenza. http://it.wikipedia.org/wiki/Riane_Eisler
  3. Alfie Kohn is an American author and lecturer who has explored a number of topics in education, parenting, and human behavior. He is considered a leading figure in progressive education and has also offered critiques of many traditional aspects of parenting, managing, and American society more generally, drawing in each case from social science research. http://en.wikipedia.org/wiki/Alfie_Kohn
  4. Riane Eisler è un’antropologa, storica e saggista statunitense. Scrittrice ed attivista sociale partecipa a varie organizzazioni che hanno lo scopo di promuovere una cultura ed una società fondate sulla collaborazione anziché sulla competizione e sulla violenza. http://it.wikipedia.org/wiki/Riane_Eisler

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