Inauguriamo con questo post una serie breve di interventi dedicati al counseling sportivo, uno dei rami di applicazione del counseling cui DOF si dedica da oltre dieci anni e che insegna all’interno di SPC, come parte del programma del Master in Counseling per lo sviluppo organizzativo. Partiamo con una panoramica sul counseling sportivo e sui principi generali che lo regolano. Proseguiremo con due approfondimenti sul lavoro che si può fare col singolo atleta e con la squadra.
Perché il counseling si dovrebbe occupare di sport
Lo sport rappresenta da sempre uno specchio per l’uomo, uno schermo su cui vengono proiettati i valori e le emozioni di una collettività. Oggi il gesto sportivo ha una forza di rappresentazione pari a pochi altri, una capacità di generare partecipazione che rimane unica all’interno della società contemporanea (perlomeno, quella occidentale). Lo sport rappresenta a tutti gli effetti uno degli ultimi linguaggi rituali di aggregazione e di condivisione emotiva, uno degli ultimi spazi allargati e non privati in cui si mette in scena un rito collettivo con una forte valenza sociale.
Si tratta di uno spazio prezioso, che può essere educativo e motivante, positivo e costruttivo. Proprio perché lo sport ha ancora questa grande forza rappresentativa, la capacità di immortalare il livello di possibilità dell’essere umano, il suo potersi innalzare in modo consapevole a degli stati di eccellenza tramite il lavoro e l’impegno personale, il counseling non può non occuparsene. Continua a leggere